mercoledì 29 gennaio 2020

LUCE E GAS


ATTENZIONE
Il Decreto Milleproroghe ha spostato dal 1/7/2020 al 31/12/2021 il termine per passare al mercato libero di luce e gas. Si consiglia di non aderire a proposte telefoniche; piuttosto chiediamo la documentazione da esaminare, visto che abbiamo ancora un po’ di tempo.

TRATTORIE, OSTERIE E LICINSĬ


Ricordare non fa mai male. Otre a farci riflettere su come eravamo, viene stimolata la nostra memoria nel verificare se i ricordi sono esatti o distorti.
Cercheremo di passare in rassegna i luoghi di ristorazione e di ritrovo a Caino negli anni 1900-1950 iniziando dall’estremità più alta del paese, S. Eusebio.
Custode dell’osteria di Santoset era il Santì, Piscini Angelo, sempre cordiale ed accogliente in un luogo di passo, che nei tempi passati spezzava il lungo cammino a dorso di mulo per chi proveniva da Brescia o scendeva dalla Valle Sabbia. Si racconta che qui si fermò Garibaldi durante il trasferimento che lo doveva portare a Bezzecca.
In fondo a Novale c’era l’osteria dei Serlì di Boifava Ulivo e Giuseppe che, oltre ad essere locale di ritrovo, era anche posto dove si poteva rifocillare chi lasciava i suoi carri e animali nelle stalle vicine (i stai dei Serlì).
Scendendo verso il paese si trovava l’antica trattoria della Torre, detta dei Pasqui, famosa per il suo spiedo ideato (si dice) da Leonardo da Vinci e azionato semplicemente dall’ascensione dell’aria calda.
Poco più avanti si incontrava il Leone dei Dossi, gestito da Bertacchini Francesco, conosciuto come Cichì dei Dossi. La trattoria coincideva con l’ultima parte del caseggiato lungo la statale che dalla Romanina terminava ai giochi di bocce; di la c’era solo prato fino alla fattoria dei Matiecc.
Ci avviciniamo ancora un po’ al centro e troviamo la Trattoria dell’Armonia gestita dalle sorelle Pedrotti. Lì i giovani ballavano al suono della radiola.
Camminando lungo la via bassa sotto la statale, si giungeva all’osteria del Sèchi, gestita da Zucchini detto Caagna, il quale, da estroverso qual’era, all’esterno del locale aveva scritto “Vino cattivo”.
In fondo alla strada che porta a Villa Mattina, dove ora sta la BCC, c’era il “Cafè”, osteria gestita dalle sorelle Bertacchini Rina ed Emy (nel tempo ha subito varie trasformazioni).
A due passi, direzione Brescia, c’era la trattoria de Faüstì del Gòp, che Azzani Faustino gestiva con la moglie Zucchini Rosina (degli Orazì). Poco più avanti, nel fabbricato di Loda, c’era l’osteria del Tabachì gestita da Gioanì del maestro.
Dove ora sta il monumento dei caduti, partiva una stradina che portava alla Trattoria de la Büfola, che poi divenne Trattoria del Giardinetto gestita da Minetta Maria; l’accesso diretto all’osteria era su Via Folletto, l’attuale ingresso alla Sala Civica.
All’incrocio di Villa Mattina bassa, c’era l’osteria de Magnì, De Giacomi Giovanni. In fondo alla Vià de Sura (l’attuale Via don Gino Pirlo), c’era l’osteria di Zucchini Angilina de la vedova, moglie di Onorato dei Parolocc.
Situata all’interno di una corte, sulla sinistra poco dopo le fontane pubbliche di Villa Sera, c’era l’osteria della Romola gestita da Moreschi Maria, parente dei Pasqui.
Al Follo l’osteria di Brozzoni Biagio era situata proprio nella casa che fu residenza del nipote omonimo.
Va segnalato un particolare: tutte le trattorie avevano i giochi di bocce, ed anche la maggior parte delle osterie e licinsì, segno questo della popolarità di cui godeva questo sport.
I licinsì erano locali di mescita stagionale presso alcune aziende agricole del tempo che vendevano il vino di loro produzione.
Ne ricordiamo alcuni: i Menghegn, i Piciarei, i Minèta, i Longhi, i Pacì, i Pazocc, Carlì de Burì, Batustì.
Cilì