Ricordare non fa mai male. Otre a farci riflettere su come
eravamo, viene stimolata la nostra memoria nel verificare se i ricordi sono
esatti o distorti.
Cercheremo di passare in rassegna i luoghi di ristorazione e
di ritrovo a Caino negli anni 1900-1950 iniziando dall’estremità più alta del
paese, S. Eusebio.
Custode dell’osteria di Santoset era il Santì, Piscini
Angelo, sempre cordiale ed accogliente in un luogo di passo, che nei tempi
passati spezzava il lungo cammino a dorso di mulo per chi proveniva da Brescia
o scendeva dalla Valle Sabbia. Si racconta che qui si fermò Garibaldi durante
il trasferimento che lo doveva portare a Bezzecca.
In fondo a Novale c’era l’osteria dei Serlì di Boifava
Ulivo e Giuseppe che, oltre ad essere locale di ritrovo, era anche posto dove
si poteva rifocillare chi lasciava i suoi carri e animali nelle stalle vicine (i
stai dei Serlì).
Scendendo verso il paese si trovava l’antica trattoria della Torre,
detta dei Pasqui, famosa per il suo spiedo ideato (si dice) da Leonardo
da Vinci e azionato semplicemente dall’ascensione dell’aria calda.
Poco più avanti si incontrava il Leone dei Dossi,
gestito da Bertacchini Francesco, conosciuto come Cichì dei Dossi. La
trattoria coincideva con l’ultima parte del caseggiato lungo la statale che
dalla Romanina terminava ai giochi di bocce; di la c’era solo prato fino
alla fattoria dei Matiecc.
Ci avviciniamo ancora un po’ al centro e troviamo la Trattoria
dell’Armonia gestita dalle sorelle Pedrotti. Lì i giovani ballavano al suono
della radiola.
Camminando lungo la via bassa sotto la statale, si giungeva all’osteria
del Sèchi, gestita da Zucchini detto Caagna, il quale, da estroverso
qual’era, all’esterno del locale aveva scritto “Vino cattivo”.
In fondo alla strada che porta a Villa Mattina, dove ora sta
la BCC, c’era il “Cafè”, osteria gestita dalle sorelle Bertacchini Rina ed Emy
(nel tempo ha subito varie trasformazioni).
A due passi, direzione Brescia, c’era la trattoria de Faüstì
del Gòp, che Azzani Faustino gestiva con la moglie Zucchini Rosina (degli
Orazì). Poco più avanti, nel fabbricato di Loda, c’era l’osteria del
Tabachì gestita da Gioanì del maestro.
Dove ora sta il monumento dei caduti, partiva una stradina
che portava alla Trattoria de la Büfola, che poi divenne Trattoria
del Giardinetto gestita da Minetta Maria; l’accesso diretto all’osteria era
su Via Folletto, l’attuale ingresso alla Sala Civica.
All’incrocio di Villa Mattina bassa, c’era l’osteria de
Magnì, De Giacomi Giovanni. In fondo alla Vià de Sura (l’attuale Via
don Gino Pirlo), c’era l’osteria di Zucchini Angilina de la vedova,
moglie di Onorato dei Parolocc.
Situata all’interno di una corte, sulla sinistra poco dopo le
fontane pubbliche di Villa Sera, c’era l’osteria della Romola gestita da
Moreschi Maria, parente dei Pasqui.
Al Follo l’osteria di Brozzoni Biagio era situata proprio
nella casa che fu residenza del nipote omonimo.
Va segnalato un particolare: tutte le trattorie avevano i
giochi di bocce, ed anche la maggior parte delle osterie e licinsì, segno
questo della popolarità di cui godeva questo sport.
I licinsì erano locali di mescita stagionale presso alcune
aziende agricole del tempo che vendevano il vino di loro produzione.
Ne ricordiamo alcuni: i Menghegn, i Piciarei, i Minèta, i
Longhi, i Pacì, i Pazocc, Carlì de Burì, Batustì.
Cilì